Da secoli ci chiediamo se la terra sia l’unico pianeta ad ospitare forme di vita,
una ricerca portata avanti dall’università di Cardiff forse ha finalmente trovato una risposta a ciò che sino ad ora si era potuto soltanto ipotizzare.
Secondo i ricercatori sul pianeta Venere sono stati individuati dei marcatori che potrebbero ricondurre a sconosciute forme di vita.
Per comprendere bene l’importanza della scoperta dobbiamo fare un passo indietro.
Venere è il secondo pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal sole, è l’oggetto più luminoso dopo la Luna che possiamo osservare in cielo.
Definito pianeta gemello della terra perché molto simile per dimensione e massa, in realtà è molto diverso per composizione.
L’atmosfera di Venere è costituita in gran parte da anidride carbonica, molto più densa dell’atmosfera terrestre.
La pressione atmosferica al suolo equivale a quella che possiamo riscontrare sulla terra a 900 metri sotto il livello del mare.
L’elevata densità e la composizione dell’atmosfera creano un imponente effetto serra che rende Venere uno dei pianeti più caldi del sistema solare.
Il pianeta è avvolto da nubi composte principalmente da acido solforico che impediscono la visione della superficie.
La temperatura massima del pianeta è di 460° con una temperatura media di 360°, la superficie è formata per la maggior parte da pianure di origine vulcanica.
Come può un pianeta cosi ostile ospitare forme di vita?
Gli studi ipotizzano che nei primi anni dopo la formazione del sistema solare sul pianeta fosse presente acqua in abbondanza, ma l’intenso irraggiamento solare ne causò l’evaporazione, il vapore acqueo essendo un potente gas serra innescò il processo che portò l’evaporazione completa degli oceani e l’aumento della temperatura.
Il vapore acqueo a causa delle radiazioni solari si fotodissociò in idrogeno e ossigeno. L’idrogeno è andato perduto attraverso la fuga atmosferica mentre l’ossigeno si è ricombinato con il carbonio dando vita alla composizione atmosferica attuale.
Attualmente non è possibile la vita sulla superficie di Venere, le stesse sonde inviate sul pianeta nel corso degli anni per studiarne il territorio hanno dovuto superare non poche difficoltà.
Il 14 settembre del 2020 i media internazionali hanno però parlato di possibili segni di vita sul pianeta Venere, in particolare tra le sue innumerevoli nubi.
Alcuni scienziati ritengono infatti che tra i 50 e i 60 km d’altezza, tra gli strati di nubi, i valori di temperatura e pressione atmosferica sarebbero simili a quelli della terra e potrebbero essere compatibili con la vita.
In particolare il gruppo di ricercatori ha annunciato di aver individuato nell’atmosfera del pianeta elevati livelli di fosfina, la fosfina è una molecola composta da un atomo di fosforo e tre di idrogeno.
Perché è molto importante la scoperta di questa molecola?
La fosfina è un gas molto interessante da ricercare nell’atmosfera dei pianeti perché nessun processo che non sia biologico è in grado di produrre concentrazioni elevate di questo gas.
La presenza di Fosfina su un pianeta roccioso può essere il marcatore che segnala la presenza di vita.
Ad esempio la fosfina sulla terra è per la maggior parte creata da microorganismi come prodotto di scarto e dalle industrie umane.
La quantità di fosfina rilevata su Venere è mille volte superiore a quella rilevabile sulla terra, essendo una molecola che con il passare del tempo viene distrutta dall’atmosfera di Venere deve esistere un fenomeno che ne crea sempre di nuova, e per quello che ne sappiamo, sino ad ora la fosfina è una molecola che ad alte concentrazioni può avere origine solo da processi biologici.
Sul pianeta venere potrebbe essere presente una forma di vita a noi sconosciuta e la fosfina potrebbe essere il marcatore che ne indica la presenza.
La scoperta dei ricercatori dell’università di Cardiff apre nuovi e interessanti scenari.
Se quelle goccioline presenti negli strati di nubi su Venere, nonostante le condizioni estreme, sono capaci di essere luogo di vita, l’universo potrebbe a sua volta pullulare di forme viventi anche in luoghi apparentemente ostili.
La nostra esplorazione dello spazio che ci circonda è solo agli inizi, presto potremmo inviare una sonda su Venere a prelevare un po’ di quel vapore acqueo che compone le nubi, potremmo forse avere la risposta che da tanti anni ormai aspettiamo.