Se guardiamo alla natura, al mondo degli animali, gli esseri viventi più vicini a noi, potremmo mettere in dubbio alcune certezze su cui si fonda l’ordine della nostra società?
L’evoluzionista Telmo Piovani attraverso una interessante riflessione analizza il ruolo del maschio nell’evoluzione delle specie e formula una interessante provocazione:

Il maschio è inutile?

Siamo abituati a ritenere il sesso femminile il sesso debole, Piovani ci invita a guardare al mondo animale dove forse le cose non stanno esattamente cosi.

L’uomo ha costruito attorno a se un giardino etico, un mondo di idee e azioni che definiscono ciò che è bene da ciò che è male.
Spesso tende ad idealizzare la natura come esempio perfetto tanto che molti ritengono che dovremmo seguire una legge naturale per vivere meglio, ma quel è la legge di natura?

Se guardiamo la natura presto ci rendiamo conto che non esiste una legge, un’etica che ne guida i comportamenti, possiamo arrivare a definire la natura amorale, priva cioè di quel giudizio che accompagna le nostre azioni e i nostri comportamenti.

Il ruolo del maschio, la caratterizzazione sociale che un individuo di sesso maschile ha all’interno della nostra società è quindi il frutto delle idee che regolano il piccolo giardino che ci siamo costruiti?

Se osserviamo la natura ad esempio potremmo tranquillamente ribaltare il concetto di sesso debole, in natura il sesso debole in molti casi è il maschio, alla femmina è dato invece il ruolo predominante.

Nel mondo animale le femmine possono fare tutto da sole, scelgono il partner con cui accoppiarsi, si prendono cura della prole e provvedono al sostentamento.

Il ruolo del maschio diventa unicamente indispensabile nel momento della riproduzione?

In alcuni casi sembrerebbe di si. L’esemplare maschio della rana pescatrice ad esempio è molto piccolo, pochi millimetri di grandezza, gli esemplari femmine invece hanno dimensioni molto superiori.
Quando il maschio trova una femmina vi si attacca al corpo in attesa di fecondarla.
Dopo che l’esemplare maschio si è attaccato al corpo della femmina, questa prosciugherà tutti gli organi vitali del maschio lasciando attivo solo l’apparato riproduttivo che utilizzerà per fecondarsi.

Alcuni animali però non hanno nemmeno il sesso definito, come ad esempio i pesci pagliaccio.
Il pesce pagliaccio può decidere se ricoprire durante l’accoppiamento il ruolo della femmina o del maschio o addirittura come nel caso delle chiocciole che durante l’accoppiamento svolgono entrambe il ruolo sia maschile che femminile, fecondando e venendo fecondate contemporaneamente.

In realtà in molti casi non è nemmeno necessario l’accoppiamento per procreare, alcuni animali si riproducono per partenogenesi.
La partenogenesi avviene quando un animale è capace di clonare se stesso senza bisogno di accoppiarsi.
Alcuni esemplari di rettili possono scegliere indistintamente se riprodursi per partenogenesi o per accoppiamento.
Si pensa che alcuni esemplari abbiano sviluppato questa incredibile capacità perché procreare tramite l’accoppiamento è un evento molto rischioso e faticoso nel regno animale, mette a rischio la sopravvivenza e fa consumare molte energie.

Ma nonostante i rischi e il consumo di energia l’accoppiamento tra due esemplari rimane quello con i maggiori benefici in quanto è fondamentale per garantire varietà genetica.
Un esemplare che si riproduce tramite partenogenesi tramanderà come se fosse una copia il proprio corredo genetico, questo renderà la specie con il passare del tempo più debole e soggetta ad estinzione.
Pensiamo ad esempio a come un semplice virus influenzale si comporta in diversi individui.
Alcuni andranno incontro a sintomi severi, altri avranno una lieve sintomatologia.
Questo avviene perché abbiamo un corredo genetico diverso, che rende ognuno di noi unico, la nostra unicità è la garanzia di sopravvivenza per la nostra specie.

La diversità quindi è alla base dell’evoluzione, ma nella specie umana il ruolo del maschio è dettato da un opportunismo evoluzionistico o da un costrutto sociale?

L’uomo è l’animale più complesso sulla terra, e di conseguenza anche la società che ha costruito risponde a delle regole complesse.
Gli evoluzionisti spiegano alcuni comportamenti sociali dell’uomo con la natura della specie.
Ad esempio la monogamia è un aspetto molto discusso, in natura è molto rara mentre nelle società umane tende a prevalere.
Questo può essere legato al fatto che le femmine umane sono le uniche che non mostrano con segni evidenti il periodo di fertilità.
Se gli animali tramite odori, azioni o colori indicano chiaramente all’esemplare maschio il periodo di fertilità, nell’uomo questo non avviene.
Se un maschio vuole avere la certezza che la prole che genererà sia la propria, deve condividere molto tempo con la femmina e assicurarsi che non abbia altri rapporti con altri pretendenti.
Ma è anche vero però che la monogamia rischia di non generare diversità e di mettere a rischio la specie, quindi è indispensabile che i gruppi umani siano il più eterogenei possibile per garantire nelle società monogame un adeguato scambio genetico.

Ma i costanti progressi sociali e scientifici cambieranno il ruolo del maschio nella nostra società o arriveranno addirittura a renderlo evoluzionisticamente inutile?

A questa domanda non c’è una risposta certa, con il progresso scientifico lo stesso ruolo della donna come creatrice di vita potrebbe essere essere messo in discussione, lo stesso concetto di maschio e femmina nella specie umana potrebbe perdere di significato, spetterà a l’uomo del futuro definire i contorni di una nuova società.

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