Si può tornare indietro dalla morte? Esiste un confine invalicabile da cui non è possibile tornare indietro?
In realtà il confine tra la vita è la morte è variato nel corso dei secoli, le ultime innovazioni in campo medico e le tecniche di rianimazione permettono di risolvere situazioni che solo qualche decennio fa erano considerate irrecuperabili.
Ma ci sono stati nel corso della storia scienziati che si sono spinti oltre, e attraverso esperimenti inquietanti hanno cercato davvero di riportare in vita i morti.
Tra il 700 e l’800 Giovanni Aldini attraverso l’elettricità cercava di riportare in vita cani gatti e vari animali morti.
All’epoca questi esperimenti venivano considerati quasi degli spettacoli, così nel 1803 durante una di queste esibizioni scientifiche Aldini applicò le sue tecniche sul corpo di George Forster, un condannato a morte deceduto soltanto qualche ora prima. L’esperimento riusciti a provocare dei movimenti al corpo esanime e fece il giro dell’Europa.
Aldini non era il solo a compiere esperimenti simili con l’elettricità, nel corso dell’800 era una pratica comune. Era il secolo del positivismo, la cultura dell’epoca affascinata dalle ricerca scientifica e dal progresso non poneva nessun limite alla sperimentazione..
Negli anni 20 del 900 in unione sovietica, Sergey Bryukhonenko creò una macchina capace di emulare il funzionamento di un cuore e un polmone.
Decise di testare la sua invenzione su dei cani, decapitò gli animali e li collegò al suo macchinario.
Secondo un suo resoconto riuscì a tenerli in vita per alcuni minuti. I risultati destarono qualche sospetto, si pensò a una mossa propagandistica, e alla fine non si definirono delle certezze sulla capacita della macchina.
I risultati di questo esperimento sollevarono molta curiosità anche oltre oceano.
Negli Stati Uniti Robert Conish ricercatore dell’università di Berkley affermava di essere in grado di riportare indietro i morti e diceva che era in grado come Bryukhonrnko di tenere in vita dei cani decapitati.
Conish si volle spingere anche oltre, cercò di ottenere il corpo di un condannato a morte, riuscì anche a trovare un volontario, ma non gli fu concesso di effettuare l’esperimento.
Il tentativo di esplorare il confine tra vita e morte non è una prerogativa del passato: continua ancora oggi. Chiaramente esperimenti come quelli del secolo scorso non sono più accettabili ne eticamente ne legalmente.
Negli ultimi tempi ricercatori di Yale sono riusciti a rianimare i cervelli di alcuni maiali dopo ore dalla loro macellazione.
Gli studiosi hanno messo a punto una sostanza capace di emulare l’azione del sangue, l’hanno chiamata BrianEX, in grado di portare nutrienti e ossigeno al cervello.
Hanno estratto i cervelli dei maiali e li hanno inseriti in uno speciale contenitore in cui veniva pompata questo sangue sintetico in modo da cercare di riattivare le funzioni cerebrali.
I risultati sono stati molto interessanti. A ore dalla morte dell’animale i ricercatori hanno riscontrato una ripresa dell’attività elettrica dei neuroni, segno che una qualche attività cerebrale stava riprendendo.
Per tutta la durata dell’esperimento, insieme alle sostanze nutritive, sono state somministrate alte dosi di anestetico, per impedire, qualora l’esperimento riuscisse, una ripresa totale di coscienza del cervello.
Sempre per motivi etici l’esperimento si è concluso dopo poche ore, i ricercatori non hanno voluto provare a riattivare totalmente il cervello dell’animale.
Questi esperimenti che possono sembrare crudeli e inquietanti aprono nuovi campi nella ricerca medica.
Oggi sappiamo che bastano pochi minuti senza ossigeno per provocare danni irreparabili al cervello.
La morte di un essere umano viene registrata nel momento in cui le funzioni del cervello cessano.
Cosa accadrebbe se potessimo utilizzare una sostanza capace di riattivare le funzioni cerebrali?
Le applicazioni sarebbero numerose sia per la medicina d’urgenza che per la cura di malattie degenerative come l’alzheimer .
E un’altra questione verrebbe fuori, cosa è la coscienza? Al momento le nostre conoscenze sono limitate, sappiamo che è la somma degli stimoli esterni che percepiamo attraverso i nostri sensi e delle funzionalità del cervello, ma cosa accadrebbe alla nostra coscienza in un cervello senza un corpo? È possibile per un cervello umano sopravvivere senza un corpo?
Non abbiamo ancora una risposta, ma già oggi è possibile conservare il cervello attraverso l’ibernazione.
Gli scienziati pensano che in un futuro prossimo saremo in grado di replicare i nostri corpi così da inserire i cervelli ibernati in nuovi corpi.
Sarà questa la nuova strada che l’uomo intraprenderà per sconfiggere la morte? Non lo sappiamo, ma sicuramente il sogno di sconfiggere la morte continuerà a impengare gli scienziati.