Cosa è il tempo? È la percezione di un evento in un determinato momento?
Il tempo si muove, scorre come un fiume, separa e distanzia gli eventi.
Ma il tempo che percepisco è uguale al tempo percepito da un altro individuo?

La risposta non è per niente scontata, interroga da secoli scienziati e filosofi, che ancora oggi non hanno una risposta certa.
La fisica moderna ha messo in discussione il concetto di tempo, modelli fisici negano la stessa esistenza del tempo ma ogni organismo vivente percepisce un flusso che scorre, qualcosa di reale ma nello stesso tempo intangibile.
Gli esseri viventi reagiscono ai cicli temporali legati ai cambiamenti ambientali, ad esempio giorno e notte, inverno ed estate, un orologio biologico modifica i bisogni e influenza di conseguenza le azioni.
Anche l’uomo è soggetto a questo genere di cambiamenti, il suo bioritmo è collegato con l’ambiente circostante. Diversi esperimenti dimostrano che è tarato in cicli di circa 24 ore, indipendentemente dall’alternarsi del giorno e della notte.
Tutti gli esseri viventi percepiscono lo scorrere del tempo, ma lo percepiscono tutti allo stesso modo?
In realtà no, la percezione del tempo varia a da specie a specie.
Animali più piccoli hanno una percezione diversa rispetto ad animali di dimensioni superiori.
Se prendiamo ad esempio una mosca, avrà una percezione del tempo diversa dalla nostra.
La mosca rapportata alla nostra percezione, vede i movimenti come se avvenissero al rallentatore, mentre ad esempio una lumaca percepisce il movimento ogni 4 secondi circa.
Questa variazione sembrerebbe essere legata alle dimensioni dell’animale.

I predatori di grandi dimensioni hanno un rischio minore di diventare preda di altri animali e pertanto possono permettersi uno stile di vita più lento, cosa che ad esempio non può permettersi un insetto, minacciato da innumerevoli predatori deve mantenere un livello di allerta costantemente alto e reattivo.

La diversa fisiologia di un essere vivente influenza la percezione che lo stesso ha del tempo.
Ad esempio una mosca processa in un secondo informazioni quattro volte superiori a quelle di un uomo, circa 260 fotogrammi, cioè in un secondo percepisce 260 foto, un uomo ne percepisce 60 circa.
Tutto quello che avviene in un intervallo superiore non viene percepito è come se non fosse mai esistito.
La differenza con cui un insetto e un elefante percepiscono il tempo è il frutto del loro ruolo nell’ambiente e delle interazioni che hanno con il mondo circostante.
Il cane ad esempio ha una percezione poco più veloce di quella di un uomo, per un cane una giornata sarà più densa di avvenimenti, un secondo, per un cane, dura di più rispetto ad un secondo per un uomo o ad un secondo di una lumaca.

Ma la percezione del tempo è anche legata alla nostra soggettività che può ampliare o velocizzare i momenti.
Se facciamo una attività particolarmente piacevole, il tempo sembrerà passare rapidamente, mentre al contrario in un contesto noioso il tempo sembrerà rallentare.
La nostra percezione del tempo è quindi legata alla nostra natura biologica ma anche alla soggettività del momento che stiamo vivendo.
Ma se la percezione del tempo deriva dalla nostra condizione biologica e dalla nostra soggettività, come possiamo misurarlo e definirlo universalmente?

Questa è una domanda a cui ancora non c’è una risposta certa, secondo alcuni ricercatori, la nozione comune del tempo non corrisponde con i risultati della fisica dell’ultimo secolo.
Non esiste un orologio universale che batte il tempo alla stessa maniera in tutti i luoghi del cosmo,
Nello stesso universo in luoghi diversi il tempo scorre in maniera differente.
Alcune teorie della fisica contemporanea affermano che per comprendere l’universo si può fare a meno della nozione di tempo, non sembrerebbe essere un fondamento del cosmo, l’universo non si modifica nel tempo ma al contrario è il tempo che scorre nell’universo in modi e forme diverse.
Il tempo sembrerebbe essere legato alla nostra singola percezione che varia da individuo a individuo, da specie a specie, ma anche da luogo a luogo nel cosmo.
La percezione del tempo è quindi il frutto di una moltitudini di variabili che lo rendono oggettivo e mai universale.
Se ci chiediamo che cosa è il tempo, potremmo rispondere come Agostino d’Ipponia vissuto tra il IV e il V secolo, che interrogato sulla questione rispose:
Se non me lo chiedi so cos’è, ma se me lo chiedi non lo so più.
















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