La vita sul nostro pianeta è una straordinaria eccezione?
Questo piccolo puntino blu è l’unico luogo nell’universo dove è stato possibile lo sviluppo della vita?
Queste domande impegnano i ricercatori da molti anni, ancora non abbiamo una risposta certa, ma una nuova ricerca del SETI prova a fare un po’ di chiarezza.

Molti scienziati nel corso degli anni hanno provato a stabilire quanti pianeti potenzialmente abitabili sono presenti nella nostra galassia, ma una nuova ricerca portata avanti dalla Nasa e dal SETI cerca di fornire una stima affidabile sul numero di questi pianeti.

Sino ad oggi l’equazione di Drake che attraverso un calcolo probabilistico tende a definire il numero di civiltà avanzate, che potenzialmente prosperano nell’universo, è stata la formula utilizzata per stimare la presenza di civiltà extraterrestri nella Via Lattea.
L’equazione in realtà fornisce una stima approssimativa ma non realistica perché al momento sono troppo le variabili a noi sconosciute.
Basta pensare, che ancora ad oggi, non abbiamo chiari tutti i meccanismi che hanno permesso alla materia inerte di tramutarsi in vita

I ricercatori per cercare di realizzare una stima verosimile sulla presenza di civiltà extraterrestri nella nostra galassia, si sono concentrati nel rintracciare soltanto pianeti simili alla terra.
Sono stati presi in considerazione quindi soltanto pianeti rocciosi che orbitano alla giusta distanza da una stella, pianeti in cui la temperatura al suolo sia coerente con la vita e con la presenza di acqua allo stato liquido.
Attraverso l’utilizzo dei telescopi spaziali Keplero e Gaia i ricercatori sono riusciti a stimare che nella nostra galassia sono presenti almeno 300 milioni di pianeti potenzialmente simili alla terra.
Ogni sistema solare presente nella nostra galassia potrebbe avere da 0,37 a 0,88 pianeti abitabili da forme di vita.
La nostra galassia, La Via Lattea ha una estensione di circa 52 mila anni luce anche se studi recenti ritengono che la stima sia errata e che la galassia possa arrivare a un diametro di 150 mila anni luce.
Questa enorme distanza potrebbe rendere vana la ricerca di vita su altri pianeti, un pianeta a soli 2 mila anni luce si trova già ad una distanza, che con la tecnologia attuale di cui disponiamo, renderebbe vana qualsiasi ipotesi di contatto con una eventuale civiltà.
Per questo motivo i ricercatori si sono concentrati sulle zone più vicine al nostro sistema solare, luoghi che potrebbero essere raggiunti con le nostre conoscenze attuali.

A una distanza di circa 30 anni luce i ricercatori stimano che possano esserci almeno 4 pianeti rocciosi che orbitano intorno ad una stella alla giusta distanza da permettere lo sviluppo di forme di vita.
Trenta anni luce sono una distanza sostenibile anche dalla nostra attuale tecnologia, la scoperta di un pianeta abitabile ad una simile distanza potrebbe permettere l’invio di sonde esploratrici e qualora vi si trovasse la vita e questa fosse abbastanza evoluta potrebbe essere la prima civiltà extraterrestre con cui intraprendere comunicazioni e scambio di informazioni.

Telescopi come Keplero sono impegnati nella difficile ricerca, scandagliano la nostra galassia in cerca di mondi abitabili.
Per il momento possiamo solo immaginare il giorno in cui potremmo entrare in contatto con civiltà sconosciute, ma se le stime dei ricercatori sono corrette, quel giorno potrebbe non essere cosi lontano.







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