Le nuove generazioni sono meno intelligenti delle precedenti?
Alcuni studi pubblicati negli ultimi anni sembrerebbero evidenziare un calo nell’intelligenza delle nuove generazioni, ma perché sta avvenendo questo?
Elaborare pensieri, comprendere gli altri, concepire nuove idee, sono tutte abilità mentali che definiscono l’intelligenza di un individuo.
Se il quoziente medio di intelligenza sino agli anni settanta era stato in crescita, si è notato negli ultimi decenni una costante decrescita nelle nuove generazioni.
Due ricercatori Norvegesi per circa quarant’anni hanno analizzato il quoziente intellettivo di circa 730 mila giovani uomini.
I ricercatori hanno notato che la generazione nata tra gli anni 90 e il primo decennio del 2000 ha mediamente un quoziente intellettivo inferiore di almeno 5 punti rispetto alla generazione precedente.
Dalla seconda metà del novecento il quoziente intellettivo medio della popolazione dei paesi economicamente più floridi era sempre stato in crescita.
Questo fenomeno noto come effetto Flynn dal nome del ricercatore neozelandese James Robert Flynn.
Lo studioso analizzando i dati dal dopoguerra sino agli anni 80 del novecento notò una costante crescita del quoziente intellettivo in svariate popolazioni del mondo, con una crescita per decennio di circa 5 punti.
La crescita delle capacità intellettive si pensava fosse legata a migliori condizioni alimentari, alla scolarizzazione di massa ma anche ad una evoluzione culturale delle società, tanto che alcuni ricercatori ritenevano che la crescita del quoziente intellettivo della popolazione mondiale sarebbe aumentata sempre di più nel corso degli anni.
Lo sviluppo economico avrebbe reso gli uomini sempre più intelligenti e capaci di elaborare forme complesse di pensiero.
In numerosi studi portati avanti negli ultimi anni si è invece notato che il quoziente intellettivo delle popolazioni dei paesi più sviluppati sia in decrescita. Il livello di intelligenza sembrerebbe avere avuto un suo apice nelle generazioni nate tra gli anni sessanta e settanta e ora sembrerebbe essere in declino.
A cosa è dovuta questa involuzione dell’intelligenza?
Secondo i ricercatori norvegesi il trend negativo sarebbero determinato da fattori ambientali, come ad esempio peggiori sistemi scolastici, il declino di valori educativi e culturali, l’uso crescente di televisione e media.
Ma non sarebbe solo questo sarebbe a determinare questa involuzione, ulteriori studi hanno individuato nel linguaggio uno dei fattori che in parte sta contribuendo alla decrescita del quoziente intellettivo nelle giovani generazioni.
Il calo dell’intelligenza sarebbe legato all’impoverimento del linguaggio, alla diminuzione del vocabolario lessicale e all’utilizzo di forme verbali semplificate.
Un vocabolario ridotto infatti non solo ridurrebbe la capacità del linguaggio, ma anche la capacità di esprimere pensieri complessi.
Uno studio ha rivelato ad esempio che parte delle violenze che avvengono nella sfera pubblica e privata sono il frutto dell’incapacità di tradurre le emozioni in parole. L’incapacità di comunicare si tramuterebbe in violenza.
L’utilizzo sempre maggiore della forma verbale al presente e la scomparsa di tempi come il congiuntivo, il participio passato o le forme composte di futuro, determinerebbero l’incapacità di esprimere un pensiero capace di proiettarsi nel tempo.
Un vocabolario ridotto e una limitata capacità di esprimere forme verbali complesse, si tradurrebbe in una limitata capacità di esprimere pensieri complessi, emozioni e idee.
Senza un adeguato vocabolario non è possibile costruire ragionamenti complessi, non è un caso che le dittature per uniformare il pensiero intervengano molto spesso sul linguaggio.
Scrittori come George Orwell in 1984, Ray Bradbury in Fahrenheit 451 hanno descritto un mondo distopico in cui la lingua era strumento e mezzo di controllo della popolazione.
Se una parola viene eliminata, viene eliminato o semplificato un concetto.
Non può esistere un pensiero critico senza le parole, non può esistere l’idea di un mondo migliore se non si è capaci di coniugare forme verbali al futuro.
Una lingua tanto è più complessa, tanto è più capace di esprimere idee e ragionamenti complessi.
La semplificazione del linguaggio, sistemi scolastici carenti e modelli culturali non adeguati sarebbero tutte concause che starebbero contribuendo ad un abbassamento del quoziente intellettivo?
Se il dibattito tra i ricercatori è ancora aperto, questo potrebbe essere comunque considerato un campanello di allarme per rivedere forme, metodi educativi e modelli culturali che la nostra società offre alle nuove generazioni.

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