La pandemia di Coronavirus ha catapultato il nostro paese in uno stato di emergenza senza precedenti.
L’economia di interi paesi rischia di crollare, milioni di persone potrebbero perdere il posto di lavoro mentre i servizi sanitari nazionali collassano per l’eccessivo numero di ricoveri.
Queste sono solo una piccola parte delle notizie che leggiamo o che ascoltiamo ogni giorno, ma c’è un fenomeno pericoloso tanto quanto il virus e che viene alimentato dalla diffusione continua di notizie: l’Infodemia.
Di che cosa si tratta?
Cento anni fa quando la pandemia di Spagnola si diffuse in tutto il mondo provocando milioni di vittime, c’erano solo i giornali a diffondere le notizie, oggi abbiamo molteplici strumenti che ci forniscono minuto per minuto aggiornamenti, news e commenti che riguardano lo sviluppo della pandemia.
Oltre alla enorme quantità di informazioni che possiamo reperire, la tecnologia moderna ci permette di essere noi stessi diffusori di informazione.
Accanto alla comunicazione ufficiale, esiste una miriade di informatori che si occupano di aggiornarci sulla situazione attuale o a commentarla.
Con il termine Infodemia si intende la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, a volte non vagliate con accuratezza che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.
Quello che si sta verificando in questi mesi è una saturazione dell’informazione.
I nuovi e vecchi media ci aggiornano con una comunicazione continua e spesso discordante sull’avanzare della pandemia e sulla sua pericolosità.
Questa informazione discordante non riguarda soltanto singoli utenti che adoperano i social network per diffondere disinformazione, ma anche professionisti dell’informazione, scienziati e politici.
Nel giro di poche ore o giorni, vengono fornite informazioni discordanti che non fanno altro che alimentare confusione e incertezza nella popolazione.
Se è normale e anzi salutare che tra gli scienziati viga un acceso dibattito, è altrettanto sano che questo avvenga in talk show dove scienziati si trovano a confrontarsi con non addetti ai lavori e che spesso per esigenze del canale abbiano a disposizione pochi minuti per esporre la propria opinione?
Buona parte del sistema di informazione sottostà alle regole del mercato, quindi un articolo di giornale, una news di approfondimento devono essere commerciabili.
Il rischio di questo sistema di informazione è che si prediliga un’informazione sensazionalistica invece di una informazione puntuale e approfondita.
Se questo meccanismo che alimenta l’informazione in tempi normali rischia di oscurare notizie e avvenimenti importanti a favore di notizie più facilmente digeribili dall’opinione pubblica, in un momento di crisi come quello attuale, il rischio concreto è quello di generare confusione e sfiducia nell’opinione pubblica che non ha più punti di riferimento per districarsi in questo fiume di notizie.
Il problema non riguarda solo la diffusione di notizie false da organi non ufficiali, è un problema di tutta l’informazione che sempre più spesso ha la necessità di impacchettare notizie reali in una confezione che le renda il più attraenti possibili. ma che rischia di snaturare la vera natura della notizia stessa.