In questi ultimi anni si parla sempre più spesso di debito pubblico, ma che cosa è? E perché è cosi determinate per la vita del nostro paese?
Uno stato per garantire i servizi ai propri cittadini e lo sviluppo della propria economia deve spendere denaro, ad esempio si deve occupare della sanità, dell’istruzione e creare infrastrutture come porti e autostrade. Tutte queste attività hanno bisogno di investimenti economici per essere garantite.
Per finanziare queste attività si utilizzano i proventi generati dai beni dello stato, dalle imprese statali e dalle tasse che i singoli cittadini versano.
Finanziare servizi e infrastrutture può essere molto oneroso e a volte può capitare che le entrate siano inferiori alle spese, questo disavanzo tra entrate e uscite viene definito deficit.
Lo stato per sopperire alla mancanza di liquidità può chiedere in prestito soldi a soggetti, pubblici, privati o altri stati.
In pratica lo stato contrae un debito in cambio di liquidità per finanziare i propri servizi o investimenti.
Lo strumento finanziario per raccogliere fondi è l’emissione di obbligazioni o titoli di stato.
I titoli di stato italiani vengono emessi dal Ministero del Tesoro e possono essere a breve scadenza, i Bot dai 3 a 12 mesi, o con scadenza a lungo termine i Btp dai 3 ai 30 anni.
Chi compra i titoli di stato avrà diritto al rimborso della cifra spesa più gli interessi, più lunga sarà la scadenza, maggiore sarà il guadagno per l’investitore.
Tutti i paesi hanno strumenti del genere per finanziare i il proprio deficit, il più famoso ad esempio è il Bund tedesco.

Lo stato come abbiamo visto, utilizza il debito per finanziare il proprio deficit, al deficit derivante dagli investimenti o dalle spese sostenute per i servizi, vanno aggiunti gli interessi maturati dai titoli di stato.
Negli ultimi anni lo stato italiano è riuscito a contenere la spesa pubblica, se consideriamo il rapporto tra entrate e uscite, il bilancio è in positivo.
Ciò che porta i conti in rosso sono gli interessi che lo stato deve pagare per finanziare il debito.
Perché avviene questo?
Tra gli anni settanta e gli anni novanta la spesa pubblica superò di molto le entrate dello stato, la spesa pubblica venne coperta con l’emissione di titoli di stato.
Il debito e i conseguenti interessi contratti in quegli anni hanno alimentato in parte il debito che ancora oggi ci troviamo a pagare.
Per valutare lo stato di salute di un paese, si utilizza il parametro debito-Pil, cioè il rapporto che esiste tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo.
Il prodotto interno lordo è il valore di tutta l’attività produttiva italiana nell’arco di un anno.
Dal rapporto tra debito pubblico e Pil gli investitori valutano l’affidabilità del paese.
Più è grande la forbice che divide debito pubblico dal Pil, più il paese agli occhi degli investitori sarà inaffidabile.
Se agli inizi del 1980 il rapporto tra debito e Pil si assestava intorno al 60%, nel decennio successivo nonostante una buona crescita economica si arrivava al 124%.
Il debito pubblico italiano attualmente ammonta a circa 2500 miliardi di euro, il 134% rispetto al Pil.
Un paese che agli occhi degli investitori appare poco sicuro, per finanziare il proprio debito attraverso l’emissione di titoli di stato dovrà garantire agli acquirenti interessi maggiori.
Alla lunga questo sistema se legato a una lenta crescita economica rischia di impoverire le casse dello stato, lo stato si troverà a pagare interessi sul debito sempre più alti e dovrà di conseguenza tagliare sempre di più la spesa pubblica.
Il debito pubblico, le agenzie di rating, cioè quegli organismi preposti a valutare lo stato di salute di un paese, saranno sempre più presenti e determinati nelle scelte e nel dibattito politico dei singoli stati, spetterà agli economisti trovare le giuste soluzioni per rendere sostenibile un sistema che rischia alla lunga di schiacciare l’economia e la forza produttiva di interi paesi.

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