Esiste la vita oltre la morte? Le religioni ci assicurano che l’esistenza non ha fine con la morte, la morte è solo il trapasso verso un’altra dimensione, ma la scienza che cosa ne pensa?
Se c’è chi ha cercato di mettersi in contatto con una dimensione altra rispetto alla nostra, c’è invece chi ha provato a indagare il mistero della morte intervistando i protagonisti di incidenti traumatici che hanno vissuto una esperienza di premorte.

Kenneth Ring, professore di Scienze Psicologiche dell’Università del Connecticut è uno dei massimi esperti nel campo delle esperienze pre morte.
Nel corso degli anni ha intervistato numerosi pazienti che a causa di eventi traumatici, hanno vissuto esperienze di premorte.
I racconti degli intervistati hanno rivelato degli aspetti comuni, che hanno incuriosito i ricercatori.
Gli intervistati hanno raccontano di avere avuto esperienze extracorporee, di aver visto un tunnel con in fondo una luce, di aver incontrato parenti e amici defunti e hanno manifestato di conoscere aspetti relativi alle tecniche di rianimazione a cui sono stati sottoposti quando erano in stato di incoscienza di cui non potevano essere al corrente.
Nel 1999 il professor Ring ha ampliato il suo campo di ricerca e ha pubblicato uno studio sulle esperienze di premorte registrate in pazienti ciechi dalla nascita.
L’obiettivo era comprendere se i pazienti non vedenti, nello stato di premorte, fossero in grado di vedere.
I racconti degli intervistati non vedenti non si discostarono molto dal racconto dei pazienti vedenti.
Gli intervistati dichiararono di aver visto il proprio corpo, di aver visto i medici impegnati nelle manovre di rianimazione e di essere entrati in contatto con parenti e amici defunti.
La descrizione particolareggiata di luoghi e persone da parte di persone non vedenti ha molto incuriosito il professor Ring.
Chi sin dalla nascita è non vedente, non ha una percezione visiva della realtà, come fa quindi a descrivere luoghi che non ha mai potuto vedere?
Secondo il professore si tratterebbe di una sorta di visone mentale, che durante le esperienze di premorte avviene sia nei pazienti vedenti che non vedenti. Qualcosa di diverso dalla vista fisica, una sorta di consapevolezza che si manifesta al di fuori dei meccanismi cerebrali e dei vincoli spazio temporali.
I pazienti infatti sembrerebbe che più che vedere, percepiscano la realtà nella sua interezza, riescono ad essere in più luoghi contemporaneamente e descrivono dettagli che sfuggono alla semplice visione dell’occhio umano.
Ad esempio alcuni pazienti sono stati in grado di descrivere cosa ci fosse dentro un cassetto chiuso o cosa avvenisse nella stanza adiacente alla loro.
Secondo il professore si tratterebbe di una consapevolezza trascendentale, ma i motivi per cui tale fenomeno avviene è ancora del tutto sconosciuto.

Le esperienze di premorte possono quindi essere una testimonianza che la morte non è la fine della nostra esperienza?
Nonostante i numerosi studi portati avanti negli anni, la maggior parte del mondo scientifico è molto scettico sulla natura trascendente del fenomeno.
Vari studi hanno attribuito le sensazioni e le visioni ai farmaci somministrati nelle fasi di rianimazione.
Alcuni farmaci, come ad esempio la chetamina, somministrati come anestetico potrebbero determinare alcune delle sensazioni descritte dai pazienti.
Anche il tunnel di luce protagonista di molti racconti avrebbe una spiegazione: sarebbe causato dall’ipossia cerebrale che altera e riduce il campo visivo inducendo la sensazione di un tunnel con in fondo una luce.
Le esperienze extracorporee potrebbero invece essere causate da un disturbo psicopatologico causato dal trauma e dall’emotività del momento.
Le visioni e le esperienze premorte sarebbero quindi il frutto dell’attività cerebrale alterata dallo shock del trauma e dell’azione di specifici farmaci utilizzati nella rianimazione.
Le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori potrebbero anche spiegare il perché molte persone hanno avuto lo stesso tipo di sensazioni e visioni.

Non tutti i ricercatori sono però d’accordo con queste affermazioni, se è vero che ciò potrebbe spiegare alcuni aspetti delle esperienze premorte, è anche vero che non spiegano tutti gli eventi raccontati dagli intervistati.

Le ricerche portate avanti sulle esperienze di premorte sono molto interessanti, che siano frutto di qualcosa di trascendente o che siano causate dalla nostra attività cerebrale, gli studi in corso avranno sicuramente il merito di svelare qualcosa in più della nostra natura.

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