Uragani, alluvioni, siccità, possono essere il frutto di una avanzata tecnologia che ha come obiettivo il controllo del clima sulla terra?
Il progetto Haarp, le scie chimiche, di cui molto si è dibattuto su internet, sono solo alcuni dei mezzi con il quale si sta manipolando il clima?
Cerchiamo di capirne di più.
L’uomo sin dall’antichità ha sognato di poter controllare le condizioni meteorologiche a proprio piacimento, sono stati realizzati rituali, danzato e pregato con lo scopo di avere più o meno pioggia, caldo o freddo.
In realtà l’uomo con la sua attività sul territorio e con lo sviluppo tecnologico nel corso degli anni ha modificato il clima di intere regioni, ma si è trattato di eventi collaterali, l’attività umana è stata la causa di eventi spesso non previsti o sfuggiti di mano.
Ma con il progresso tecnologico degli ultimi secoli il clima è realmente manipolabile?
Già dagli anni 30 del novecento, scienziati sovietici sognavano di poter manipolare il clima, la scienza sarebbe stato lo strumento con cui l’uomo avrebbe modellato il mondo a suo piacimento, un esempio di questo pensiero lo ritroviamo nello scrittore Andrej Platonov che aveva studiato un metodo con il quale poter radere al suolo le montagne del Pamir, in modo da permettere ai caldi venti del Sud, di liberare la tundra siberiana dai ghiacci e renderla fertile.
Ma i sovietici non furono gli unici a ipotizzare di modificare l’orografia del territorio attraverso la tecnologia, Edward Teller, fisico e ricercatore del Progetto Manhattan, il progetto che portò alla realizzazione delle prime bombe nucleari, quando nel 1956 l’Egitto si impossessò del Canale di Suez, ipotizzò di creare un nuovo canale navigabile nel deserto del Negev, attraverso l’utilizzo di armi nucleari.
Ma fu con la guerra fredda che si sperimentarono i progetti di controllo climatico.
Nel 1948 poco dopo la fine della seconda guerra mondiale Stalin annuncia il “Grande Piano per la trasformazione della natura” che vede nel controllo del clima un obiettivo prioritario, dall’altra parte il Congresso Americano non sta a guardare e istituisce un comitato consultivo per il controllo del clima.
Una potenziale guerra meteorologica era percepita da entrambe le potenze come una grave minaccia, il controllo degli eventi atmosferici era considerata un’arma potenzialmente molto più pericolosa delle armi nucleari, oltre ad essere un’opportunità di progresso e sviluppo.
Fu durante la guerra del Vietnam che gli americani in segretezza cominciarono a realizzare i primi esperimenti in scenari di guerra.
Aerei militari decollavano dalla Thailandia verso i cieli del Vietnam e cospargevano le nubi con una miscela di ioduri di piombo e argento. La miscela aveva lo scopo di condensare l’acqua delle nuvole provocando intense precipitazioni, il fine era rendere inagibili le strade e bloccare i mezzi militari nemici.
Nel 1971 con la pubblicazione dei Pentagon Papers da parte del New York Times, l’utilizzo di tecnologie mirate al controllo del clima diventano di dominio pubblico.
I documenti scatenano furiose polemiche e alimentano grandi timori nella popolazione tanto che nel 1977 le Nazioni Unite stipulano la convenzione che proibisce l’utilizzo di tecnologia bellica ai fini della manipolazione climatica.
La convenzione vieta agli stati qualsiasi manipolazione del tempo meteorologico in grado di produrre “effetti diffusi, duraturi o gravi, così come mezzo di distruzione, danno o lesione”.
Nonostante la convenzione varata dalle Nazioni Unite, l’inseminazione delle nubi con fini bellici durante la guerra del Vietnam non fu sicuramente la prima iniziativa in questo senso e molto probabilmente non fu nemmeno l’ultima.
Negli ultimi decenni con la presa di coscienza da parte degli organismi internazionali del fenomeno del riscaldamento globale, il tema della manipolazione climatica è tornato alla ribalta.
Scienziati e ricercatori sono impegnati nello studio del fenomeno e si sta sperimentando tecnologia in grado di intervenire nella composizione dell’atmosfera con lo scopo di frenare l’aumento di co2 causa dell’effetto serra.
Speculazioni e teorie cospirazioniste si sono diffuse tra la popolazione e gli organi di stampa, c’è chi ha visto nel riscaldamento globale non un fenomeno naturale dovuto alle attività umane ma un evento frutto di esperimenti e manipolazioni climatiche.
Nei primi anni novanta il controspionaggio Russo individua in Alaska una serie di imponenti antenne, si tratta del progetto Haarp.
Il progetto Haarp ufficialmente si occupa di migliorare le comunicazioni dei sistemi radar, le antenne sono capaci di trasmettere onde ad alta frequenza fino a quote di 350Km, nella ionosfera.
Il segnale può anche essere utilizzato per la rilevazione di attrezzature sotterranee, rifugi e mappare strati geologici a diversi chilometri di profondità.
Per i cospirazionisti, ma anche per una parte di ricercatori russi, il progetto Haarp non si limiterebbe a questo, ma sarebbe anche in grado di manipolare il clima lacerando gli strati di ozono e di abbattere missili ed aerei.
Un’altra teoria del complotto che ha fatto molto discutere in questi anni è quella delle scie chimiche.
Dietro le classiche scie di condensazione create dai motori degli aerei che percorrono i cieli ad alta quota, ci sarebbe in realtà un progetto segreto volto ad inseminare l’atmosfera con particelle e metalli pesanti. I fini di queste operazioni non sono ben chiari, le ipotesi vanno dal controllo climatico, ad un miglioramento delle comunicazioni militari, sino al controllo psicologico della popolazione.
Se queste teorie del complotto sono state alimentate da suggestioni e le tesi avanzate non sono supportate da prove concrete, è anche vero che nella prima metà del novecento si riteneva possibile ottenere in breve tempo un controllo delle condizioni atmosferiche, e a tal fine sono stati creati e finanziati numerosi progetti.
Se l’ottimismo della prima metà del novecento si è scontrato con una realtà più ben complessa perché si è presto scoperto che i fenomeni che regolano il clima sono molto complessi e che provare ad alterarli, qualora ci si riuscisse, può scatenare reazioni globali difficili da controllare è anche vero che gli stati non hanno mai abbandonato l’idea di poter avere un controllo sul clima, ricerche ed esperimenti sono continuati nel corso degli anni.
Oggi, il riscaldamento globale e i conseguenti mutamenti climatici hanno portato nuovamente alla ribalta del grande pubblico il tema del controllo dell’atmosfera.
Questa nuova necessità ha favorito la ricerca e gli studi volti alla comprensione e al controllo dei fenomeni atmosferici. Ormai è chiaro che se il nostro sistema di sviluppo non subirà variazioni, molto presto dovremmo trovare un modo per manipolare e controllare o quantomeno mitigare condizioni meteo sfavorevoli che sono in grado di mettere a rischio la sopravvivenza dei nostri sistemi politici e sociali.
Nel 1955 John von Neumann, uno dei più grandi matematici scriveva: “l’intervento in questioni atmosferiche e climatiche si svolgerà su una scala difficile da immaginare. Ciò mescolerà gli interessi di ogni nazione con quelli di ogni altra, più a fondo della minaccia di una guerra nucleare o di qualsiasi altra guerra.
I timori di Neumann, legati ad un uso improprio di tale tecnologia sono più che fondati, il controllo sul clima se usato per fini bellici potrebbe indubbiamente scatenare catastrofi senza precedenti, è anche vero però che comprendere il funzionamento della nostra atmosfera, riuscire a controllarla può avere dei risvolti più che positivi, può essere ad esempio il primo passo verso la terraformazione di pianeti ostili alla vita, come Marte ad esempio.
Sviluppare tecnologie in grado di controllare il clima e l’atmosfera possono essere un grande passo avanti nello sviluppo e nella conoscenza, ma questo dipenderà da come e con quali fini tali tecnologie verranno utilizzate.
Sta a noi fare in modo che una grande opportunità non si tramuti in una grande tragedia e per fare in modo che questo avvenga dobbiamo saper seminare sin da oggi i giusti semi in grado di produrre progresso e sviluppo per tutta l’umanità.