Il 9 febbraio del 1965 dopo un lungo periodo di addestramento, i cosmonauti Beljaev e Leonov vengono scelti per portare a termine una importante missione e stabilire un primato mondiale: per la prima volta un uomo fuori dalla protezione del modulo spaziale avrebbe passeggiato nello spazio.
Ma quella che doveva essere una storica missione, ben presto si trasformò in una lotta per la sopravvivenza.
Ecco l’incredibile storia:
Siamo nel pieno della guerra fredda, la competizione tra Unione Sovietica e Stati Uniti è ai massimi livelli. L’Unione Sovietica è orgogliosa del suo primato spaziale, nel 1961 è stata in grado di mandare il primo uomo nello spazio e da allora sembra prevalere nei confronti degli Stati Uniti, che nonostante gli sforzi non riescono ad eguagliare la potenza sovietica.
Nel 1963 Chruščёv chiede ai suoi ingegneri una nuova missione che sottolinei il loro primato, pochi anni dopo Beljaev e Leonov sono pronti a realizzare la promessa.
Alle sette del mattino del 18 aprile del 1965 il vettore della Voschod 2 si stacca dalla rampa di lancio e si innalza maestoso nel cielo.
La missione procede come previsto, poche ore dopo il lancio Leonov usce dal modulo spaziale e si appresta a realizzare la prima attività extraveicolare della storia.
Leonov doveva stare fuori per una decina di minuti, passeggiare un po’ per il cosmo e farsi riprendere dalle telecamere, le telecamere registreranno il successo della missione, le immagini faranno il giro del mondo e gli Stati Uniti incasseranno una nuova sconfitta.
I problemi iniziarono nel momento in cui Leonov prova a rientrare nel modulo.
La tuta di Leonov piena di ossigeno si è gonfiata a dismisura a causa della mancanza di pressione.
Il cosmonauta non riusce più a muoversi, la tuta gonfia è diventata talmente rigida da non riuscire nemmeno a chiudere le mani.
Leonov si avvicina al modulo, ma la tuta è gonfia a tal punto che il povero cosmonauta non riusce più a rientrare nella navicella.
I minuti passano, quella che doveva essere una missione di una decina di minuti si sta allungando a dismisura. Nessuno è in grado di aiutare Leonov, il suo compagno di missione Beljaev lo osserva impotente, i tecnici sulla terra non hanno soluzioni.
Il malfunzionamento della tuta, nonostante gli sforzi di Leonov, sta segnando il suo destino.
Con la tuta cosi gonfia non sarebbe mai riuscito a rientrare nel modulo.
Dopo dieci minuti di tentativi, Leonov comprende che sarebbe morto se non avesse trovato una rapida soluzione, l’unica soluzione che gli viene in mente è quella di depressurizzare la tuta, depressurizzare la tuta significava liberare l’ossigeno nello spazio e rimanere a corto di ossigeno.
Il rischio è alto, ma Leonov non ha scelta, libera l’ossigeno, la tuta si sgonfia quel tanto che basta che gli permette di trarsi in salvo all’interno del modulo.
Leonov si è salvato per un pelo, ha sfiorato l’embolia, ma ora può ritornare a casa, ma purtroppo le disavventure non erano ancora finite.
Un guasto nella pressione dei serbatoi di ossigeno della navicella segnala che la quantità di ossigeno a disposizione è inferiore a quella prevista.
Il modulo deve rientrare il più presto possibile sulla terra.
Predisposto un rientro anticipato la navicella entra nell’atmosfera, il sistema di guida automatico va in avaria, ai cosmonauti non resta che prendere il comando della capsula fuori controllo e provare un rientro manuale.
La traiettoria di discesa a causa di queste impreviste manovre è cambiata, i due cosmonauti sarebbero dovuti atterrare nella steppa del Kazakistan ma mancano il punto di atterraggio per più di 300 km.
Leonov e Beljaev precipitano nella Taiga di Perm, una foresta fittissima innevata e ancora nella morsa del terribile inverno sovietico.
I due uomini si ritrovano soli nella fredda foresta, un luogo sperduto e di difficile accesso.
Se non li aveva uccisi lo spazio, se non si fossero riusciti a mettere in contatto con la base, presto l’inverno si sarebbe preso le loro vite.
Dopo vari tentativi, i due uomini riescono a comunicare, tramite codice morse, con la base, soltanto quattro ore dopo un elicottero avvista la capsula tra le fronde degli alberi.
Leonov e Beljaev trascorrono due notti all’addiaccio, il secondo giorno una squadra di soccorritori riesce a raggiungerli ma la foresta è troppo fitta per tentare un recupero, è necessario disboscare una piccola radura per permettere agli elicotteri di atterrare e portarli in salvo.
Dopo una missione piena di imprevisti, dopo aver più volte rischiato di morire i due cosmonauti fanno ritorno a casa, la missione è compiuta, nonostante tutto è stato un successo. La prima passeggiata nello spazio è avvenuta, i sovietici hanno ottenuto un nuovo prestigioso primato.
L’esplorazione spaziale rappresenta la sfida più grande per l’uomo, se le prime missioni che videro impegnati americani e sovietici furono caratterizzate da aspetti pionieristici al limite delle possibilità tecnologiche dell’epoca, ancora oggi l’esplorazione spaziale rappresenta un viaggio ignoto pieno di rischi e imprevisti.
Molti uomini hanno messo a repentaglio le proprie vite e tanti altri non ce l’hanno fatta, ma l’esplorazione spaziale va avanti, perché la sete di conoscenza insita nell’uomo è più forte di qualunque pericolo, è più forte della stessa morte, il tanto agognato sogno di volare tra le stelle un giorno diventerà realtà.