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Il brutale omicidio di George Floyd da parte di un poliziotto americano ha scatenato nei mesi scorsi un’ondata di indignazione e proteste. Il pregiudizio razziale infiamma l’America, dividendo e creando tensioni, il passato sembra non essere del tutto archiviato e il colore della pelle crea ancora pericolose divisioni nell’America di oggi.  Il suprematismo bianco è presente con i suoi preconcetti nei confronti delle minoranze.
Gli italiani rappresentano una delle più grosse e attive comunità di immigrati negli stati uniti,
ma sono considerati bianchi?
D’istinto non potremmo che rispondere sicuramente si, ma forse le cose non stanno proprio così.

La questione del colore e della razza degli italiani non è nuova e durante le grandi migrazioni dell’ottocento fu dibattuta molto seriamente. A fine 800 gli italiani si imbarcano per l’America come uomini bianchi, ma dopo poco le cose cambiarono.
All’epoca le discriminazioni sulla razza non erano discusse soltanto da semplici cittadini ignoranti, ma eminenti scienziati classificavano e catalogavano gli uomini.
Gli italiani vennero presto considerati di razza sicuramente inferiore, ne bianchi, ne neri e nelle cronache dei giornali erano descritti come “scuri di carnagione” con i capelli crespi, criminali per condizione ereditaria e naturale.
L’odio contro gli italiani si diffuse a tal punto da sfociare il 14 marzo del 1891 in un cruento linciaggio. Il Linciaggio di New Orleans. Una folla di cittadini assalì la prigione e uccise 11 immigrati italiani.
Ma da dove proveniva questo pregiudizio razziale nei confronti degli italiani?


Potrà sembrare strano, ma furono proprio italiani a seminare le fondamenta di questi pregiudizi.
Gli studiosi americani si ispiravano alle teorie di alcuni scienziati italiani, tra cui Cesare Lombroso.
Questi studiosi avevano teorizzato che alcune caratteristiche fisiche determinano il comportamento umano. Così per esempio il comportamento criminale era frutto di una patologia ereditaria e la si poteva osservare a livello anatomico, i criminali erano distinguibili grazie ai tratti somatici.
Queste teorie catalogarono i meridionali come razza scura di carnagione, vicina agli africani, inferiore e violenta, questo pensiero ebbe così successo da arrivare oltreoceano e paradossalmente additare gli stessi italiani come inferiori.
La follia di queste teorie, oggi è certa. Grazie alla genetica sappiamo che è impossibile classificare l’umanità in razze.
Alcuni studiosi ci hanno provato, ma i risultati dell’analisi genetica sono stati sorprendenti.
Perché se è vero che esistono alcuni tratti genetici che accomunano un gruppo ad un altro, è altrettanto vero che non è difficile trovare bianchi con geni africani e africani con un’altissima percentuale di geni non africani.
La realtà è che condividiamo gran parte del nostro genoma, quasi l’intera totalità.
Qualsiasi divisione razziale non ha alcun fondamento scientifico.
Per quanto possiamo apparire differenti, condividiamo tutti la stessa storia genetica.

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