Se il tempo, lo spazio e la stessa materia che percepiamo fosse soltanto una illusione, una proiezione di una realtà che non riusciamo a comprendere?
Quella che appare come una ipotesi fantascientifica, potrebbe essere la chiave per spiegare alcuni misteri della fisica e comprendere la vera natura della realtà che percepiamo?
Questo è il principio olografico, ma di che cosa si tratta?

Nel 1992 il fisico Alain Aspect ha condotto uno degli esperimenti più importanti della storia.
Aspect ha dimostrato che due particelle subatomiche sono in grado di comunicare istantaneamente l’una con l’altra anche se separate da una distanza di milioni di km.

Quindi se due particelle subatomiche sono in grado di comunicare istantaneamente qualunque sia la distanza che le separa, la teoria formulata da Einstein che afferma che niente nel cosmo è in grado di viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce è errata, e con essa buona parte delle leggi che regolano la fisica contemporanea e che interpretano la realtà che ci circonda?
Per spiegare la natura di questo incredibile fenomeno,e non contraddire la teoria di Einstein, dobbiamo immaginare le particelle non come due entità separate ma come parte di un unica entità al momento sconosciuta?

David Bohm fisico statunitense per spiegare questa incredibile anomalia riscontrata durante gli esperimenti di Aspect e che hanno messo in crisi la fisica contemporanea, teorizza che l’universo che percepiamo non è come lo abbiamo sino ad ora immaginato, ma in realtà è un ologramma. Ma che cosa intende Bohm per universo olografico? E che cosa è un ologramma?

Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l’aiuto di un laser.
Un fascio di luce laser viene inviato sia verso l’oggetto da registrare sia verso una lastra fotosensibile.
Un gioco di specchi permette di registrare sulla lastra fotosensibile la luce che dalla sorgente interferisce con quella riflessa dell’oggetto. Sulla lastra si formeranno delle linee che contengono l’informazione della tridimensionalità dell’oggetto.
Se la lastra viene illuminata da un altro raggio laser l’immagine viene decodificata e assume la forma tridimensionale dell’oggetto originale.

La tridimensionalità non è l’unica caratteristica straordinaria degli ologrammi, ogni sezione di ologramma contiene al suo interno la rappresentazione completa.
Se ad esempio osserviamo l’ologramma di una rosa e lo dividiamo a metà, scopriremo che ciascuna metà dell’ologramma contiene ancora l’immagine intera della rosa.

La natura e le caratteristiche peculiari degli ologrammi hanno stimolato in Bohm un’intuizione: L’universo è un ologramma che non siamo in grado di comprendere con i nostri sensi.
Ma come è arrivato a questa deduzione?
Le particelle subatomiche osservate durante l’esperimento di Aspect, mostrano la straordinaria capacità con cui le particelle comunicano istantaneamente l’una con l’altra, nonostante la distanza a cui vengono poste.
In realtà tra le particelle secondo Bohm non avviene nessuna comunicazione, questa sarebbe solo un’illusione.
Per spiegare questo fenomeno Bohm fa un esempio chiarificatore:
Immaginiamo che l’universo sia un acquario contenente un pesce, immaginiamo che l’acquario non sia visibile direttamente ma solo attraverso due telecamere, una posizionata frontalmente e una lateralmente.
Se guardiamo i due monitor possiamo immaginare che i pesci siano due, due entità distinte, la differente posizione delle telecamere ci farà infatti osservare due immagini con prospettive diverse che ci danno l’illusione di stare osservando due pesci distinti.
Se osserviamo i due pesci per un periodo di tempo noteremo che tra di loro vi è un certo legame, quando uno gira, anche l’altro si girerà istantaneamente, quando uno guarda di fronte a se, anche l’altro guarderà lateralmente. Notando i movimenti perfettamente sincroni saremmo tentati di credere che i due pesci comunicano tra di loro in modo misterioso e istantaneo.
Ecco secondo Bohm il comportamento osservato nelle due particelle subatomiche ci indica che esiste un livello di realtà di cui non siamo consapevoli.
Se le particelle ci appaiono separate è perché siamo in grado di vedere solo una porzione della realtà, siamo come chi guarda i due monitor che trasmettono le immagini del pesce nell’acquario da due prospettive diverse. L’osservatore crede di vedere due pesci solo perché non è in grado di percepire l’esistenza dell’acquario nella sua interezza.
Come dicevamo precedentemente la tridimensionalità di un ologramma non è l’unica caratteristica, se l’ologramma di una rosa viene diviso a metà, e poi diviso ancora e ancora, si scopre che tutti i frammenti contengono al loro interno una versione più piccola ma completa dell’immagine originale.
Se quindi la separazione tra le particelle è solo apparente e ogni sezione dalla più grande alla più piccola contiene al suo interno l’immagine della registrazione originale, il cosmo e tutto ciò che conosciamo, dall’immensamente grande all’infinitamente piccolo sarebbe intrinsecamente collegato?
Secondo la teoria di Bohm si.

Gli elettroni di un atomo di carbonio presenti nel cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo.
Tutto compenetra tutto.
Ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che un’ immensa rete ininterrotta.

L’universo che ci appare è soltanto un’illusione, la materia di cui è fatto il cosmo è un’illusione, tutto compenetra tutto, tutto è collegato con tutto.
L’universo e tutto ciò che esso contiene è un unico incredibile elemento.

Questa incredibile teoria, anche se non vede tutti gli studiosi concordi, sta tracciando la strada per un nuovi e rivoluzionari campi di ricerca, e forse modificherà per sempre la nostra concezione di realtà.

La fisica del prossimo futuro avrà il compito di svelare il mistero che sta alla base dell’universo, qualunque sia la risposta siamo sicuri che cambierà per sempre la nostra concezione di realtà.

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