Quante volte nella vita hai avuto la sensazione di stare vivendo una situazione o di trovarti in un luogo in cui sei già stato? anche se in realtà non sei mai stato in quel luogo o non hai mai vissuto quella determinata situazione.
Se hai provato questa sensazione sai di che cosa sto parlando, sai di aver avuto un déjà vu.
Ma di che cosa si tratta? e come la scienza spiega questo misterioso fenomeno?

Nel corso degli anni, la letteratura, le scienze mistiche e la fantascienza hanno spesso indagato il fenomeno. Ricordo di vite precedenti, contatto con realtà parallele o messaggi del subconscio? Sono tante le interpretazioni proposte nel corso degli anni, ma la scienza che cosa ne pensa?
Il déjà vu è un fenomeno molto diffuso, si stima che almeno l’ottanta percento della popolazione almeno una volta nella vita abbia provato questa strana sensazione.
Il termine è stato creato dallo psicologo francese Émile Boirac all’inizio del XX secolo, la parola deriva dal francese e può essere tradotta in italiano con già visto.
Il déjà vu è una sensazione che si verifica sporadicamente, dura mediamente tra i dieci e trenta secondi e ci da l’impressione di aver fatto, visto o sentito qualcosa che in realtà non è mai accaduto prima.

Tutto quello che viviamo ogni giorno, i nostri incontri le nostre esperienze vengono immagazzinate nel nostro cervello, principalmente il cervello ha tre modi per immagazzinare i ricordi che possono essere divisi in tre categorie: la memoria immediata che ad esempio ci fa ricordare di un un numero di telefono ma che poi dimentichiamo subito dopo, la memoria a breve termine che dura qualche giorno e la memoria a lungo termine che riguarda eventi che possono rimanere nella nostra mente per anni.

Per cercare di spiegare il fenomeno nel 2016 un team di scienziati coordinati dal Dott. Akira O’Connor hanno riprodotto il fenomeno del déjà vu su 21 volontari mentre erano sottoposti alla risonanza magnetica.
Gli scienziati hanno sottoposto agli intervistati una serie di parole correlate, come coperta, cuscini, notte, riposo cercando di innescare nella mente dei volontari il falso ricordo della parola correlata sogno.
Quando successivamente i partecipanti sono stati interrogati gli è stato chiesto se avessero sentito la parola sogno, molti di essi hanno affermato che la parola risultava loro familiare.
Questo secondo O’Connor è il meccanismo che sta alla base dei déjà vu, un falso ricordo che si insinua nella nostra mente.

Il déjà vu vero e proprio si verificherebbe quando le aree frontali del nostro cervello passano in rassegna i nostri ricordi in cerca di un errore o un conflitto tra le esperienze reali che abbiamo vissuto e quelle che pensiamo di aver sperimentato.

Una parte del nostro cervello funzionerebbe come una sorta di antivirus che scansiona il nostro cervello in cerca di un errore o una incongruenza.

Il déjà vu è quindi il segnale che il sistema di controllo della memoria sta lavorando bene e che sta individuando i falsi ricordi.
Questo spiegherebbe il perché i déjà vu sono più frequenti nei soggetti giovani e si affievoliscono con l’età quando le capacità mnemoniche si riducono.

Se letteratura, cinema e scienze esoteriche hanno descritto il déjà vu come qualcosa di altro: un passaggio verso universi paralleli, visoni profetiche o messaggi del subconscio, la spiegazione che la ricerca del professore O’Connor ci propone può forse apparirci meno affascinante e più banale, ma è anche vero però che evidenzia le straordinarie capacità della nostra mente, capacita che ancora non conosciamo del tutto e che solo con il tempo, lo studio e la ricerca riusciremo a comprendere e chissà magari scoprire che la realtà è più affascinante di quello che immaginavamo.

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